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È passato parecchio tempo dall’ultima volta che Dakota ha visto Jay, l’ibrido che genera il fuoco. Dopo aver combattuto fianco a fianco, condividendo ben più della lotta, l’aliena, che oramai si era rassegnata a perderlo per sempre dopo aver realizzato di amarlo, non si aspetta di rivederlo.
Quando accade, chiamati entrambi per compiere una nuova missione contro antichi e nuovi nemici, entrambi si rendono conto di non essersi affatto dimenticati. La passione è quella di sempre, l’antipatia anche, ma stavolta Dakota non è disposta a concedere più nulla a Jay e Jay non è disposto a cedere al desiderio di favola dell’aliena. Fino a quando un evento inaspettato non metterà in pericolo la vita di Dakota.
L’ombra del nemico, questa volta umano, è spietata, e in un groviglio di eventi in cui Dakota e Jay rischieranno il tutto per tutto, anche il loro rapporto subirà drastici cambiamenti, che li porteranno a cambiare radicalmente il punto di vista sul loro complicato rapporto.
∴ Citazioni ∴
Ve li ricordate in Vision, Polvere di stelle?
«Ti odio. Sappi che non sei niente più di questo per me.»
Jay si passa la lingua sulle labbra e le stringe in sorriso. «Non mi sarei fermato se mi avessi detto il contrario, ma questo mi rassicura. Non ammetto nient’altro che odio da te. È l’unico sentimento che posso sopportare e poi… ti odio anch’io.»
«Per una volta siamo d’accordo su qualcosa.» I miei polmoni si riempiono d’aria, si svuotano e rilasciano pura collera. Con mani frettolose e rabbiose mi libero degli abiti, rimanendo con la parte superiore del corpo completamente nuda. Il suo sguardo non lascia adito a dubbi. Mi odia, ma apprezza quello che vede. Sospira e piega le labbra in un sorriso sarcastico. «Ora vieni a prenderti quello che tutti vorrebbero da una come me. Vediamo se sei davvero capace di riscaldare la mia inutile e sterile vita da aliena, Ibrido.»
«Adoro questo tipo di sfide.»
«E allora non perdere tempo. Il rischio è che fra cinque secondi io cambi idea.»
Non parla più. Resta in silenzio, ma continua a sorridere, infine comincia: «Uno…»
Fa un piccolo passo verso di me.
«Non ti conviene provocarmi» ribatto, conscia della mia semi nudità, ma quasi fiera di essa.
«Due…» prosegue. «Tre…» Ancora un passo e pochi millimetri ci divideranno. Sento il suo calore raggiungermi anche senza che mi tocchi. «Quattro… sei ancora in tempo» continua a un soffio da me.
«Ho ancora un secondo.»
«Cinque.» Respira quasi sulla mia bocca. «Sei ancora qui.»
«Pare che io non abbia cambiato idea, e so già che me ne pentirò, ma okay, avrò tempo per prendermi a calci da sola dopo.»
«Bene.»
«Bene.»
La pelle si sfiora. La cicatrice sul suo petto mi accarezza. All’improvviso questa finta docilità scompare. Allunga la mano dietro la mia nuca, mi afferra i capelli e mi piega la testa all’indietro, mentre la sua bocca morde la mia in un bacio che è più una dichiarazione di guerra che un atto di passione.
La mia schiena striscia contro il muro tondeggiante. Lui spinge così tanto che mi costringe a scivolare contro di esso e mi trascina sul pavimento. Non è dolce, non è delicato, non è niente di tutto quello che una ragazza potrebbe sognare. È rude, è rozzo, è Jay. È come mi aspettavo che fosse. Non si smentisce, eppure quando l’ho visto abbracciare e baciare Naomi era completamente diverso. Quasi tenero e premuroso.
Ma io non sono Naomi. Sono Dakota. E questo è solo un altro modo per fare la guerra con me.
Rispondo alla sua aggressione conficcandogli le unghie nei muscoli delle braccia. Lui sembra goderne perché invece di lamentarsi, mi bacia con più forza. Gli sfuggo. Jay mi lascia scivolare via da lui. Mi rimetto in piedi e indietreggio guardandolo lì, disteso sul pavimento, rannicchiato come un cucciolo che aspetta di continuare il suo gioco preferito, infine prende fiato e si rialza. Con un paio di passi mi raggiunge. La sua mano scorre velocemente dietro la mia schiena, infine sui glutei ancora riparati dai jeans.
Ancora una volta non è per niente delicato. Stringe fino a farmi male e intanto mi spinge verso il letto dove mi costringe a distendermi quasi forzandomi.
Ci liberiamo entrambi degli ultimi indumenti. Coprirsi con le coperte non è necessario. Jay è una fonte di calore inesauribile. Ogni centimetro del suo corpo, ogni muscolo, ogni particella sembra essere una miccia innescata, una torcia bruciante, persino il respiro è bollente.
Mi chiedo la ragione di tutto questo. Come ci sono arrivata fino a qui? Ho davvero considerato tutte le conseguenze? Può la solitudine rendere così stupidi?
Può farlo eccome. Soprattutto se condividi parte del tuo cammino con la coppia in amore del secolo: Abby e Kevan, due che sembrano fatti per essere i protagonisti di un maledetto film. La naturale conclusione è quella di desiderare un po’ di quell’affetto, anche se ti arriva da uno stronzo patentato.
Affetto…
Credo di aver usato il termine sbagliato. Sesso. Questo è. Solo la pallida imitazione di uno pseudo affetto che non credo di meritare. Posso accontentarmi finché anche a me non toccherà essere la protagonista di un film. Se mi toccherà esserlo mai.
Nel frattempo mi prendo quello che voglio senza negarmelo più. Almeno per una volta. Una sola volta. Non è prerogativa di Kevan essere un ribelle, posso esserlo anche io se lo decido, e l’ho deciso oggi.
E così mi concedo totalmente a Jay, spezzando catene, dubbi, riponendo in un angolo del cuore la furia e l’umiliazione, lasciandole lì a uso e consumo di una me stessa che molto presto so che tornerà a reclamarle.
Non ora. Ora lascio che l’Ibrido di fuoco mi tocchi con la rabbia di cui lui solo è capace. Lascio che sfoghi il calore contro di me, lascio che bruci e mi bruci, perché adesso è quello che voglio.
Ogni tocco, ogni carezza violenta è una striscia di lava che scende dalle sue mani e penetra nella mia pelle. Le sue labbra piene e morbide consumano la mia bocca e mentre mi bacia, mi guarda con gli occhi dorati dal fuoco, finché non riesce più a tenerli aperti, scosso dai brividi quando parte di me e di lui diventa noi.
È come un’esplosione.
È fuoco liquido.
È perfetto.
E io mi perdo.
Oltre l’infinito.
Ho cancellato il suo volto dalla memoria. Il sorriso scanzonato, gli occhi chiari come il cielo, il corpo caldo come il fuoco. Tutto questo è solo un’eco lontana nel mio cuore. Un riverbero che di tanto in tanto ritorna a farmi bruciare quelle che, ormai, sono solo piccole ferite. Piccole. Piccolissime. Niente di cui preoccuparsi.
Jay è stato come un improvviso temporale nella mia vita, uno di quelli che pensi non ti beccherà se esci quando le nuvole si stanno ancora addensando. Poi, però, lo fanno più in fretta del previsto e ti ritrovi fradicia. Ti dici che è colpa tua se sei troppo stupida da non aver pensato di prendere almeno un ombrello.
X
∴
«Dakota?». Se mi ascolta… se si volta… se lo farà è lei. La chioma rossa, più lunga dall’ultima volta che ho infilato le mani nei suoi capelli, si muove. Il suo viso si volta giusto un po’. Quel tanto che basta per farmi notare il suo profilo. Poi la perdo di nuovo. Infine la avvisto ancora. Si perde nei corridoi della metro e vedo la sua sagoma sparire dietro una porta…
∴
Dakota non sorride. Resta immobile. La sua espressione una maschera immutabile, aliena, esattamente come la ricordo. Bella. Mi avvicino con passi lenti e a pochi centimetri da lei, così pochi che potrei sfiorarle le labbra con le mie, le dico: «Non hai resistito molto lontano da me». Dakota respira sulla mia bocca. «A dire il vero, sì». Soffia. «Quasi un anno».
x
∴
Mi avvicino di più. Il tessuto della sua maglietta sfiora la mia pelle nuda. Solleva una mano e la appoggia contro il mio petto, sulle mie cicatrici. Sento un leggero sfrigolio. Elettricità.
«Uhhh», mi mordo le labbra. «Rapace come sempre. Mi è mancato questo lato di te», le dico sopportando il lieve dolore. «Mi combatti eppure sento che bruci come quella volta».
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