«Ho avuto tre madri e non ne ricordo nemmeno una».
Bollati Boringhieri (25 giugno 2020), acquistabile qui.
Macondo, quindici anni, quoziente intellettivo da capogiro, lettore vorace con il mito di Sherlock Holmes e Martin Mystère, una passione inconfessata per la Bea, vuole scoprire che cosa c’è davvero nel suo passato. È una zona buia troppo grande per ignorarla, ma l’amatissima nonna, l’anticonformista artista cilena Rocío Sánchez, che pur conosce ogni verità, è determinata a rivelargliela solo dopo il traguardo dei diciotto anni: nel frattempo custodisce ciò che c’è da custodire dentro una scatola inaccessibile, lassù, sull’ultimo scaffale del suo studio.
Animo da detective, e scatola fuori portata, Macondo comincia un’indagine personale, raccogliendo indizi e aneddoti che carpisce dalla tribù di amici di Rocío spesso radunati a casa loro, e dai foglietti che la nonna gli scrive strappandoli da un blocchetto che porta sempre appeso al collo: un intervento alla gola le ha portato via la voce e lei rimedia così, matita alla mano.
Macondo scoprirà presto di portare inscritto nel nome ben più del senso di solitudine ispirato dal paese inventato da Gabriel García Márquez: nel suo nome è racchiusa tutta la sua storia. La sua ricerca d’identità diventa allora un cammino sia verso se stesso, sia verso chi lo ha amato, un percorso che lo conduce fino all’Istante largo, soggetto di un quadro della nonna, ma soprattutto epifania di un momento che apre le porte della consapevolezza: la famiglia non è necessariamente una struttura costruita a priori, ma può assumere le forme più diverse, spuntare in situazioni in cui i legami di sangue non ricoprono alcun ruolo, diventare uno spazio immenso per chi ama.
Con una scrittura limpida e poetica, Sara Fruner ci offre una riflessione insieme intensa e lieve sull’imprevedibilità dei legami che ci forgiano. E se gli amori sono rimasti incompiuti, se sono terminati troppo presto, ogni legame spezzato del nostro passato può avere una seconda, inattesa chance, che ci sorprende.
«Con una scrittura brillante, tersa e profonda, L’istante largo accompagna il lettore in un mondo che vibra di gioventù, dove intuizioni e scoperta generano una lucidità introvabile nella narrativa contemporanea. Fruner è una maga della parola.» André Aciman, autore di Chiamami col tuo nome e Cercami.
Nata a Riva del Garda, Sara Fruner si laurea in inglese a Ca’ Foscari, e si specializza in traduzione letteraria dall’inglese all’Istituto Superiore Interpreti e Traduttori di Milano e a Ca’ Foscari. Per alcuni anni lavora nell’editoria, occupandosi di letteratura postcoloniale e traducendo autori quali Dionne Brand, Monique Truong, Sello Duiker, Don McKay. Dal 2017 abita a New York, dove è docente di italiano presso la New York University e il Fashion Institute of Technology.
Con la scrittura, ama frequentare cinema, arte, letteratura, e i suoi articoli sono apparsi su «La Voce di New York», «CinematoGraphie», «Magazzino 23», «Brick». Collabora come traduttrice e performer con la Magazzino Italian Art Foundation e il Center for Italian Modern Art. È Professional Member della Authors Guild e delle PEN America Women. In poesia, pratica il bilinguismo: Bitter Bites from Sugar Hills, la sua prima raccolta in inglese, ha visto la luce nel 2018, Lucciole in palmo alla notte, la sua prima raccolta in italiano, nel 2019.
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