“Questo è il luogo in cui sei stata concepita, quello in cui la trama e l’ordito si sono intrecciati per assumere nuove sembianze. Il tessuto di cui sei fatta è pregno di una forza che attinge alla terra stessa…”
Lei è un’arma, ma ancora non lo sa.
Loro la vogliono, la cercano da prima della nascita dell’uomo e non si fermeranno mai.
Tornata in Irlanda per il funerale dell’amata nonna, la vita di Theresa è a un bivio.
Lì, nel luogo in cui ha vissuto la sua infanzia, lo strano potere che da sempre l’accompagna diventa man mano più incontrollabile, costringendola a fare i conti con un passato dimenticato e con un mondo che credeva essere il frutto di un’inquietante fantasia.
E chi è veramente Mikhail MacMouldon, l’ammaliante esecutore testamentario dell’eredità della nonna, che sembra così interessato a lei?
Solo un uomo ricco e affascinante che vuole un’altra donna da esporre nella sua collezione di conquiste o, piuttosto, una creatura senza tempo, dai grandi poteri, che intende appropriarsi delle capacità di Theresa e utilizzarle per i suoi scopi?
È forse uno di loro?
I ricordi di Theresa sono stati celati per anni, per proteggerla, ma il momento del suo Risveglio è giunto.
Ora dovrà solo scegliere da che parte stare.
Vita o Morte?
Il Risveglio è il romanzo d’esordio di Ashlyn McKyle, il primo della serie Akeros Legacy, e già dalle prime pagine si avverte che l’autrice possiede tutto quello che serve per essere una brava scrittrice. Lo stile è fluido, la prosa scorrevole, forse a tratti leggermente ampollosa, ma giustificata dalla natura dei soggetti narranti e dagli argomenti trattati. Si tratta di un paranormal romance, con tutti gli ingredienti tipici del genere sapientemente mescolati tra loro e un plus non indifferente: un’interpretazione del classico universo paranormal del tutto personale, anche se necessariamente ispirata alle letture che sono certa l’autrice abbia alle spalle. Il che, detto per inciso, lungi dall’essere un difetto è a mio parere senz’altro un merito. Nulla di veramente nuovo sotto il sole, insomma, ma d’altronde per imbattersi in vere novità in campo letterario è necessario tornare indietro di secoli, forse persino fino a Shakespeare e dintorni. A differenza di molti altri autori del genere, Ashlyn ha saputo creare un suo mondo credibile, dettagliato e molto affascinante. Forse alla ricerca dell’“alfa perfetto” è passata oltre, superando vampiri, licantropi, angeli e demoni per andare direttamente alla fonte del potere assoluto: Dio.
Gli Akeros, infatti, se non proprio Dio in persona sono l’espressione della divinità, parti di un tutto che un tempo era uno e poi si è scisso dall’uno al molteplice, sviluppando l’autoconsapevolezza nel contatto con le prime forme di vita:
“Dodici nuclei di energia in continuo movimento, legati da un filo invisibile, in perfetto equilibrio. … Uno scisso in dodici, ma sempre uno.”
E siccome il bene non esiste senza il male, e viceversa, i dodici racchiudono nella loro essenza la luce come le tenebre, l’inizio e la fine, il ciclo infinito della vita:
“L’esistenza non era che un ciclo inarrestabile, i corpi degli involucri con una scadenza. Niente e nessuno poteva opporsi alla legge di natura; la Vita, prima o poi, era destinata a incontrare la Morte.”
Vita e morte, bene e male, luce e tenebre: dicotomie alle quali spesso si fa riferimento in un romanzo che esula dal classico concetto di romance. La narrazione è costellata di riflessioni che potrei azzardarmi a definire “filosofiche” sul senso della vita, del divino, dell’immortalità, il tutto in parallelo allo svolgersi della storia d’amore tra i due protagonisti.
Theresa, la protagonista femminile, è una ragazza che dopo tanti anni di assenza torna in Irlanda, sua terra natale, per partecipare al funerale della nonna Mairie e scoprire gli inquietanti segreti dai quali fino a quel momento era stata tenuta lontana. Primo fra tutti, il suo essere una creatura molto speciale, addirittura la chiave per decidere il destino dell’intero universo. In bilico tra due mondi, ogni volta che incontra uno specchio rischia di scivolare nel luogo-non-luogo (novella Alice nel paese delle meraviglie un po’ dark), il posto dove i suoi incubi potrebbero trasformarsi in realtà. In quanto speciale, Theresa è contesa, desiderata, minacciata dalle creature più potenti esistenti al mondo. E quale essere potrebbe rivelarsi più adatto ad assumersi il compito di proteggerla e guidarla, se non un dio?
Mikhail è uno degli Akeros, il Principe della Vita. Non voglio svelarvi troppo su di lui, perché vi ruberei il piacere di scoprirlo a poco a poco, attraverso le parole dell’autrice. Vi dirò soltanto che, poiché male e bene sono solo “due estremi dello stesso fenomeno”, il nostro Principe della Vita è tutto fuorché un angioletto.
“Guardai Mikhail e l’aura di sicurezza che lo avvolgeva, la rigidità del corpo, il perfetto controllo con cui centellinava sorrisi e sguardi, tutto quello che mi concedeva, parve soltanto una maschera che celava qualcosa di completamente diverso, qualcosa di terribile e spaventoso.
Chi sei davvero, Mikhail MacMouldon?
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“Io sono l’alba, Theresa. …. Io sono la Vita e ho il dominio su ogni cosa vivente.”
Una maledizione, della quale in questo primo volume della serie non ci è dato conoscere molto, lo costringe a nutrirsi di emozioni, a giocare con quelle stesse anime di cui è signore e padrone. E Theresa, colei che lui più desidera, non è immune da questo terrificante potere.
“Tutto ciò che era connesso alla morte fisica – dolore, paura, disperazione – era in grado di appagarmi più di ogni altra emozione; persino il piacere sessuale sbiadiva di fronte alle vibrazioni della fine del corpo fisico. Tenere Theresa sospesa tra la vita e la morte stava elevando la mia esperienza a vette che non avevo mai raggiunto.”
Mikhail è un essere antico, affascinante e incredibilmente potente.
«Il vento sta accarezzando i tuoi segreti,» sussurrò, osservandomi con una fissità innaturale «ma se volessi potrei ordinargli di rubarteli e di consegnarli a me.»
In alcuni momenti ci appare quasi umano (anche se non mi spingerei a definirlo “innocuo”), mentre altre volte scivola totalmente nella disumanità, diventando l’incarnazione stessa dell’indifferenza. Un’indifferenza che lo rende crudele, in quanto “alieno”, e a tratti anche violento. Pur riconoscendo il suo indubbio fascino, la sua eccessiva rigidità mi ha impedito di innamorarmene fino in fondo, mi è mancato il pizzico di ironia necessaria per stemperare l’onnipotenza in qualcosa che si possa davvero amare. Ma questo dipende ovviamente dal mio gusto personale. È vero, d’altra parte, che Mikhail mostra fin d’ora i segni di una trasformazione dal disumano all’umano, che avviene grazie al contatto con Theresa e che immagino si evolverà in futuro.
“Volevo lei, tanto quanto volevo assaggiare la sua anima e in lotta con me stesso, reprimevo a fatica la mia fame, per non cedere alla tentazione di nutrirmene fino alla morte.”
Il dio vacilla, lascia spazio all’uomo. Questa frase del protagonista mi è piaciuta particolarmente, perché lo rende in qualche modo più vicino, meno rigido e irraggiungibile:
«Esisto. Eppure non ho mai vissuto. Ora riesco a percepire la differenza.»
Colgo l’occasione per riagganciarmi al discorso dell’evoluzione della storia tra Mikhail e Theresa, che in questo primo libro è piuttosto lenta. Il che è inevitabile, in quanto si tratta di una serie di romanzi non autoconclusivi, nella quale la storia tra i due protagonisti si dipana in più libri successivi. Ashlyn, però, ha creato parecchie situazioni di incontro e di evoluzione, che hanno mitigato quella che potrebbe apparire come una frustrante lentezza. Ma vi avviso, se siete alla ricerca di un romanzo ricco di scene di sesso bollente, Il risveglio non fa per voi. Di sesso esplicito se ne vede molto poco, per non dire quasi nulla, ma questo non significa niente, almeno per me. Quello che rende un romance un buon romance, a mio avviso, non è il numero delle scene di sesso o la quantità di dettagli piccanti in esse contenuti, ma piuttosto la capacità di trasmettere le emozioni, la tensione sessuale che emerge dai dialoghi, dai contatti, dagli sguardi, persino dai pensieri dei protagonisti. E, trattandosi di un paranormal, anche dalla manipolazione della mente.
“Osserva lo specchio, Theresa.
Feci come mi ordinava e allora vidi una nebbia avvolgere i nostri riflessi, e poi due sagome che si facevano, via via, sempre più nitide. Infine apparvero due corpi nudi che scivolavano l’uno sull’altro, l’uno dentro l’altro; la lava incandescente di un vulcano che violava le limpide acque di un lago, le travolgeva, le surriscaldava, sino a farle ribollire. Erano immagini di noi due ed erano scioccanti ed eccitanti e… Chiusi di scatto le palpebre: cosa stava succedendo?
È questo ciò che avrai da me, mia Beathe.”
Ashlyn ha saputo creare questa tensione e alcune scene tra Mikhail e Theresa sono molto intense anche se, sempre a mio modesto parere, forse qualche piccolo passo avanti da fare in questo ancora c’è. D’altronde Il risveglio è il suo primo romanzo e io ritengo sia giusto che ogni autore tenda, in ogni sua creazione e a ogni livello, a migliorare e superare se stesso.
Una menzione particolare ai personaggi di contorno, che arricchiscono la storia, hanno ognuno un carattere ben definito e appaiono in alcuni casi molto promettenti. Gli shei-rim sono i servitori degli Akeros, una specie di superuomini creati per servirli e legati alla loro essenza. Gli oscuri, invece, sono shei-rim mercenari che non hanno giurato fedeltà a un Akeros, ma che vendono i loro servigi al miglior offerente. Ho trovato molto interessante la storia della loro creazione, che denota una grande attenzione ai particolari da parte dell’autrice, e assolutamente splendidi gli shei-rim di Mikhail, Aaron e Zayne. La dolcezza (si fa per dire) del primo fa da contraltare all’oscurità del secondo. Zayne, tra tutti, è il personaggio che ho amato di più, anche più di Mikhail.
“C’era qualcosa di inquietante dietro la sua perfetta facciata, qualcosa che nessuno avrebbe mai voluto incontrare.”
Gli accenni a una storia passata tra lui e la piccola Sarah sono perle che lasciano l’amaro in bocca per il desiderio insoddisfatto di saperne di più. Non vedo l’ora.
Sarah è un’impura, nuovo termine coniato dall’autrice per definire i vampiri.
Apro una parentesi, spero non me ne vogliate, né voi né Ashlyn. Mi sono sempre chiesta perché diversi autori sentano l’esigenza di scovare nuovi nomi con cui chiamare i vampiri, ma ammetto che in questo sono un po’ una purista rompipalle: un vampiro si chiama vampiro, e basta. Un’altra cosa che personalmente non amo molto sono le serie paranormal con dentro milioni di creature soprannaturali diverse: una sorta di caravanserraglio magico, che pare obbedire alla regola del “più ce ne metti, più sei originale”. In questo particolare caso però, devo dire che, sebbene i vampiri non fossero strettamente necessari nel mondo degli dèi e dei loro servitori, ci stanno piuttosto bene. In più, come dicevo, non vedo l’ora di leggere la storia di Zayne e Sarah, quindi ben vengano gli impuri, anche per una purista come me. 🙂
Una parola sul finale, ovviamente senza svelarvi nulla, anche perché io stessa non so bene cosa pensare. Senza dubbio d’effetto e piacevolmente inaspettato, ma vorrei avere qualche dato in più sul significato che l’autrice ha voluto attribuirgli. Perdonate la necessaria oscurità delle mie parole, ma l’ho trovato decisamente troppo “umano” perché possa avere una qualche conseguenza ai fini della storia globale. Vedremo cosa accadrà.
Infine, l’ambientazione. L’Irlanda in cui si muovono i personaggi è viva e vibrante, descritta con maestria e, oserei dire, amore. Le atmosfere, la pioggia, la brughiera, si fanno reali per noi grazie alla penna dell’autrice. Non la conosco personalmente, ma scommetto che Ashlyn in Irlanda c’è stata e anche che l’ha amata moltissimo.
Per concludere, la cosa che più mi viene da dire è che Il risveglio è un romanzo scritto con immensa cura e tantissimo cuore. È l’esatto contrario di un libro buttato giù in fretta e furia per provare a sfondare, tanto per intenderci. Potrà piacervi o non piacervi, piacervi di più o di meno, ma nessuno potrà mai negare che l’autrice ci abbia messo tutta se stessa. E già solo per questo, ha la mia più sincera stima e ammirazione.
Prima di lasciarvi, vorrei esprimere il mio parere sulle stelle usate per valutare i libri: le farei implodere, tutte quante. Credo che dietro a un romanzo, dietro alla persona che lo scrive e a quelle che lo leggeranno ci sia così tanto che ridurre una simile complessità a un voto sia pressoché aberrante. Detto ciò, visto che mi tocca, alla fine ho deciso di dare a Il risveglio cinque stelline, anche se ci sono stati libri dello stesso genere che visceralmente ho amato di più. Il criterio di attribuzione di ‘ste maledette stelline è del tutto opinabile e io credo che, al di là del mio gusto personale, questo romanzo ne meriti cinque. Perché è un bel libro, perché l’autrice scrive bene e perché ci ha messo il cuore.
Brava Ashlyn, adesso scrivi e raccontami del mio personaggio preferito!
Recensione a cura di: Calipso
Editing a cura di:
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