La prima volta che Delilah incontra il famoso quarterback Brody Easton è in uno spogliatoio maschile, al termine di una partita. È la sua prima intervista come commentatrice sportiva. Un incarico importante e conteso, per il quale sono stati presi in considerazione molti altri giornalisti uomini, ma sui quali Delilah ha avuto la meglio, dopo molta gavetta e molti sacrifici.
Figlia di un famoso giocatore di football, Delilah è praticamente cresciuta in questo mondo, una mosca bianca in un universo di testosterone, sa come muoversi e non è facile metterla in un angolo. Eppure, quando Brody Easton già alla prima domanda decide di mettersi a nudo, letteralmente, lasciando cadere l’asciugamano che lo copre, lei non sa proprio che fare. A metterla in difficoltà non è tanto la statuaria bellezza, quanto l’atteggiamento provocatorio e la sfacciataggine dell’atleta che, fin da subito, inizia infatti a flirtare con lei. Ma Delilah non esce con i giocatori. O meglio, non esce con quel tipo di giocatore: di bell’aspetto, forte, arrogante, che vive di vittorie e conquiste, dentro e fuori dal campo. E Brody Easton in questo è un vero giocatore…
La trama in sé è abbastanza semplice e lineare. Lui giocatore di football, quarterback, lei giornalista sportiva si incontrano in circostanze molto divertenti e iniziano una lunga schermaglia in nome della reciproca attrazione.
«Congratulazioni per la vittoria di oggi, Brody. Come va il ginocchio dopo il rientro?» Sollevai il microfono, sapendo che Nick stava riprendendo a distanza ravvicinata.
«Be’…» Con nonchalance, diede uno strattone all’angolo dell’asciugamano attorno alla vita, il quale cadde a terra. «Alla grande. Va alla grande. E tu? È la tua prima volta negli spogliatoi, vero? Ti piace quello che hai visto finora?» Curvò le labbra in quello che era a tutti gli effetti un sorriso malizioso.
Prima che riuscissi a trattenermi, gli occhi mi caddero sulla sua metà inferiore nuda. Merda. Penzolava al vento. Mi feci distrarre totalmente da quanto in basso penzolasse quell’affare. Subway. Il soprannome era più che azzeccato. Probabilmente passò un minuto intero prima che rispondessi alla sua domanda. Un intero minuto di riprese a vuoto. Grandioso. «Sì. Ehm… lo spogliatoio è… ehm… carino.»
Feci la figura della svampita. In onda.
Lo stupido continuò a intervistarmi. «È grosso come te lo aspettavi?»
«Ehm… molto più grande di quanto immaginassi.»
Poi la storia cambia. Immaginate una grigliata alla quale man mano viene aggiunta sempre più carne, fino a quando niente cuoce bene.
Infatti, questo libro sarebbe stato un punteggio pieno se non contenesse degli elementi che mi hanno lasciata perplessa.
Niente da dire sulla protagonista femminile, Delilah. È una donna che ha dovuto affrontare una grave perdita in giovane età e non ha mai del tutto superato il lutto di quello che è successo, fatto che ha condizionato le sue successive interazioni con gli uomini. La psicologia del personaggio è ben trattata e i suoi comportamenti sono del tutto congruenti.
Dopo la nostra notte insieme, Brody mi mandò messaggi ogni giorno. E ci eravamo parlati al telefono due volte. Ero abituata alle apparizioni fugaci di mio padre durante la stagione sportiva, perciò non mi sorprendeva che fosse impegnato. Ma questo non mi impediva di sentirmi delusa. Il sesso era stato come minimo spettacolare. Tuttavia erano state le ore passate a letto a parlare che mi avevano fatto provare qualcosa che non provavo da anni. Speranza. Ecco cosa mi aveva dato la nostra notte insieme. Avevo quasi dimenticato come fosse. Mentre salivo a bordo dell’aereo diretto in Texas, per seguire la trasferta degli Steel, mi ricordai perché avevo rinunciato a sperare dopo Drew. Perché fa schifo quando le tue speranze vengono schiacciate.
Lo stesso non posso affermare per Brody. Innanzitutto la sua voce resta quasi nello sfondo, relegata, nascosta, fatto che mi ha lasciata delusa. Anche lui ha avuto la sua parte di dolore per una storia mai dimenticata e ha sviluppato una buona dose di diffidenza verso i legami. Eppure l’autrice ci fa assaporare poco del suo sentire, non sfruttando un personaggio che poteva risultare più complesso.
Ciò che non ho trovato funzionale e che, anzi, ha abbassato il voto, è stato l’inserimento di un terzo punto di vista che, scusate, ci sta come il formaggio sulla pasta alle vongole.
Ho capito che inserendo il POV di Willow, la donna del passato di Brody, l’autrice abbia voluto fare qualcosa di nuovo e posso anche trovarlo un escamotage originale, tuttavia non mi è piaciuto. Ha spezzato la narrazione, senza avere un reale beneficio per un libro autoconclusivo. Fosse stata una serie, con personaggi che ritornano protagonisti in altri libri, avrebbe avuto un senso, ma così no. Per di più, niente viene detto su di lei, tale da giustificare, ai nostri occhi, certi comportamenti del passato, e persino la fine della sua storia con Brody è trattata in modo superficiale; ma così capita, appunto, quando vuoi mettere troppa carne al fuoco.
Si inginocchiò. «Delilah?»
«Dovresti andartene. Non c’è niente di cui parlare.»
«Stronzate.»
«Non è successo niente.»
Mi fissai le mani per un momento. «Non importa.»
«Cazzo se importa.»
Aspettai, poi mi costrinsi a guardarlo. «La ami?»
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo prima di riaprirli. «Sì. Ma non come pensi tu.»
La scrittura è scorrevole, non ci sono refusi e neanche incongruenze. La Keeland scrive bene e anche la traduzione risulta accurata.
Quattro stelline, con la consapevolezza che potevano essere di più.
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