Lou Clark sa tante cose… Ora che si è trasferita a New York e lavora per una coppia ricchissima e molto esigente che vive in un palazzo da favola nell’Upper East Side, sa quanti chilometri di distanza la separano da Sam, il suo amore rimasto a Londra.
Sa che Leonard Gopnik, il suo datore di lavoro, è una brava persona e che la sua giovane e bella moglie Agnes gli nasconde un segreto. Come assistente di Agnes, sa che deve assecondare i suoi capricci e i suoi umori alterni e trarre il massimo da ogni istante di questa esperienza che per lei è una vera e propria avventura. L’ambiente privilegiato che si ritrova a frequentare è infatti lontanissimo dal suo mondo e da ciò che ha conosciuto finora.
Quello che però Lou non sa è che sta per incontrare un uomo che metterà a soqquadro le sue poche certezze. Perché Josh le ricorda in modo impressionante una persona per lei fondamentale, come un richiamo irresistibile dal passato…
Non sa cosa fare, ma sa perfettamente che qualsiasi cosa decida cambierà per sempre la sua vita. E che per lei è arrivato il momento di scoprire chi è davvero Louisa Clark.
Dopo Io prima di te e Dopo di te, Jojo Moyes regala ai suoi lettori una storia meravigliosa e coinvolgente, caratterizzata da personaggi autentici e indimenticabili a cui è impossibile non affezionarsi e da una voce sincera ed empatica.
In principio c’era Io prima di te. Ve lo ricordate? Rinfreschiamoci brevemente la memoria con la trama:
A ventisei anni Louisa Clark sa tante cose. Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell’autobus e casa sua. Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa, e probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione. A trentacinque anni Will Traynor sa che il terribile incidente di cui è rimasto vittima e che l’ha inchiodato su una sedia a rotelle gli ha tolto la voglia di vivere. Sa che niente può più essere come prima, e sa esattamente come porre fine a questa sofferenza. Quello che invece ignora è che Lou sta per irrompere prepotentemente nella sua vita portando con sé un’esplosione di giovinezza, stravaganza e abiti variopinti. Nessuno dei due, comunque, sa che la propria vita sta per cambiare per sempre.
Poi l’autrice ha sorpreso i lettori con la pubblicazione del seguito, Dopo di te scritto “dopo che per tre anni è stata letteralmente sommersa dalle lettere e dalle e-mail di lettori che le chiedevano che fine avesse fatto l’indimenticabile protagonista Lou.”
Questa è la trama:
Quando finisce una storia, ne inizia un’altra.
Come si fa ad andare avanti dopo aver perso chi si ama? Come si può ricostruire la propria vita, voltare pagina?
Per Louisa Clark, detta Lou, come per tutti, ricominciare è molto difficile. Dopo la morte di Will Traynor, di cui si è perdutamente innamorata, si sente persa, svuotata.
È passato un anno e mezzo ormai, e Lou non è più quella di prima. I sei mesi intensi trascorsi con Will l’hanno completamente trasformata, ma ora è come se fosse tornata al punto di partenza e lei sente di dover dare una nuova svolta alla sua vita.
A ventinove anni si ritrova quasi per caso a lavorare nello squallido bar di un aeroporto di Londra in cui guarda sconsolata il viavai della gente. Vive in un appartamento anonimo dove non le piace stare e recupera il rapporto con la sua famiglia senza avere delle reali prospettive. Soprattutto si domanda ogni giorno se mai riuscirà a superare il dolore che la soffoca. Ma tutto sta per cambiare.
Quando una sera una persona sconosciuta si presenta sulla soglia di casa, Lou deve prendere in fretta una decisione. Se chiude la porta, la sua vita continuerà così com’è: semplice, ordinaria, rassegnata. Se la apre, rischierà tutto. Ma lei ha promesso a se stessa e a Will di vivere, e se vuole mantenere la promessa deve lasciar entrare ciò che è nuovo.
E ha chiuso, finalmente, il cerchio con Sono sempre io, di cui soltanto i lettori ossessivi-compulsivi come me potevano sentirne l’esigenza. A lettura ultimata, mi auguro sinceramente che non ci siano spin-off vari né che l’autrice ci voglia deliziare con altre finestre sulla vita della protagonista, Louisa Clark. Motivo? Semplicemente perché Io prima di te era stata una benedizione, più che un bestseller internazionale, uno di quei romanzi delicati e così riusciti da far dimenticare la catalogazione nella sad-lit. Una piccola magia: personaggi strampalati pieni di profonda umanità, un dolore tangibile reso con grande maestria senza scadere nel sentimentalismo breve, un lieto fine mancato in linea nelle corde del protagonista maschile, Will Traynor. Perfino l’adattamento al grande schermo con Emilia Clarke e Sam Clafin non ha deluso i più, mantenendo intatto lo spirito del romanzo. Il seguito, Dopo di te, era un “no” travestito da “ni”: Lou era alle prese con il dopo Will e con una depressione nascosta alla famiglia, ma alimentata costantemente dal senso di colpa di non essere stata all’altezza dei sogni di Will. Chi non ricorda la sua lettera?
“Metticela tutta. Non adagiarti. Indossa quelle calze a righe con orgoglio. E se proprio insisti a volerti sistemare con qualche tizio strampalato, assicurati di mettere in serbo un po’ di questa vitalità. Sapere che hai ancora delle possibilità è un lusso. Sapere che potrei avertele date io è stato motivo di sollievo per me. Così stanno le cose. Sei scolpita nel mio cuore, Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita molto più di quanto questo denaro potrà mai cambiare la tua. Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime. Vivi bene. Semplicemente, vivi.”
Ma Lou non ce l’aveva messa tutta, o forse sì e quel tutto era una sequenza di azioni che la tenevano impegnata: uscire dall’appartamento londinese comprato grazie al fondo di Will, andare a lavorare in aeroporto vestita come un folletto irlandese scosciato, rincasare in compagnia di una bottiglia di vino. Almeno finché un incidente non l’aveva fatta ruzzolare giù dal tetto. Soccorsa da un paramedico, Sam, e costretta a frequentare un gruppo di sostegno per superare il lutto; in Dopo di te Lou ha cercato senza trovarla la sua strada, accettando alla fine un impiego come assistente personale di Agnes, la moglie ventottenne di un noto filantropo newyorkese, Leonard Gopnik.
Ed eccoci a Sono sempre io che riprende esattamente la vita di Lou, appena sbarcata a New York. Tra lustri e lustrini, eventi mondani e serate di beneficienza usate come bilancieri di potere, corriamo con lei attraverso l’intera Manhattan seguendo i desideri e le paturnie di Agnes, una ex massaggiatrice polacca promossa al rango di moglie trofeo di Leonard Gopnik. Una seconda moglie che soffre nei confronti della prima la sindrome di “Rebecca”: respinta dai vecchi amici della coppia e bollata dai giri che contano come un’arrampicatrice sociale, Agnes nasconde dietro a una bellezza algida più di un complesso. Terrorizzata da un faux pas nella mise corretta da indossare agli eventi cui è costretta a partecipare, consapevole del suo passato recente di immigrata polacca che divideva un appartamento con altre connazionali, Agnes alterna momenti di astio ad altri di tristezza e chiede a Lou una presenza costante che finirà per renderla trasparente anche nei confronti di se stessa. Lou esiste per mantenere i segreti di Agnes, accompagnarla dappertutto, sparire quando è necessario. Non riesce nemmeno a coltivare le amicizie perché Agnes è una presenza ad alto bisogno e non si cura di altri che di se stessa, e della propria sopravvivenza.
Alle prese con una relazione a distanza e a una nuova conoscenza che somiglia terribilmente a Will, Lou è sempre più confusa. Non è più la ragazza che è partita, ma non è nemmeno una newyorkese doc, e vive una vita dal cuore a metà:
“E in quel momento mi tornarono alla mente le parole di Agnes: noi che ci eravamo allontanate da casa avremmo sempre avuto il cuore diviso a metà.”
Anche i rari ritorni a casa, in Inghilterra, non danno le risposte sperate. Sam, forse, non è l’uomo che credeva, o sperava; e presto Lou deve fare i conti con un nuovo lutto.
“La cosa più strana era che non riuscivo a piangere. Quello che provavo era più grande del dolore. Ero intontita, il mio cervello turbinava di domande – “Da quanto tempo?”, “Fino a che punto?”, “Perché?” – e poi mi ritrovavo di nuovo piegata in due, nauseata, con la voglia di vomitare tutto, questa nuova consapevolezza, questa terribile mazzata, questo dolore, questo dolore, questo dolore.”
E, quando New York sembra diventare più familiare, ecco che un nuovo tradimento azzera i progressi fatti, le piccole conquiste e le sbatte in faccia il volto più autentico di una tra le “città più toste della terra.”
Cosa fare? Tornare in Inghilterra o restare, cercando di farcela malgrado tutto?
E qui mi fermo per non danneggiare la lettura che non sconsiglio, ma che personalmente non mi ha lasciato molto. Dovevo finire questo ciclo iniziato con “Io prima di te”, non sentivo l’esigenza di un prosieguo, ma una volta editi non potevo semplicemente far finta che questi romanzi non esistessero. Da qui la lettura, le spallucce, e le varie smorfie che hanno accompagnato la lettura.
Sono sempre io mi è sembrato confezionato in maniera più attenta, e paracula, di Dopo di te ma proprio per questo anche più irritante. Forzati i richiami a Will, come le sue lettere scritte alla madre durante una parentesi newyorkese; e, in generale, la necessità di tirare in ballo a ogni costo Mrs Traynor e Lily. Pagina dopo pagina assistiamo a una crescita di Lou spinta dall’autrice in maniera così eccessiva da rendere il personaggio una via di mezzo tra Bridget Jones e Mary Sue[1]. Fedele a se stessa, e ai suoi principi, Lou è la pura in mezzo a gente che passerebbe sopra il cadavere caldo dei propri cari pur di emergere, riuscire o mantenere la ribalta. Ma crescita significa anche tratteggiare un personaggio a tutto tondo, capace di tirare fuori le unghie dopo abusi di ogni sorta. E non è questo il caso.
Ben riusciti, invece, due personaggi secondari: la domestica Ilaria che chiama Agnes puta, appena volta le spalle, e l’anziana signora De Witt sempre in compagnia del suo carlino arrabbiato: se leggerete, non potrete provare un moto di simpatia per queste donne apparentemente acide e dalla battuta tagliente!
Gli uomini? Non pervenuti. Da Mr Gopnick a Sam, a Josh che assomiglia in maniera impressionante a Will, fino alle comparse secondarie, come Nathan e Michael, nessuno merita di essere qui ricordato.
Leggete Sono sempre io solo se avete letto gli altri due romanzi -per i troppi richiami non funzionerebbe come stand alone- ma cercate di non disinnamorarvi del primo dopo avere ultimato la trilogia.
[1] Noto cliché letterario che ritrae un personaggio, specie il protagonista, con un’idealizzazione eccessiva e privo di difetti.
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