Emma è una pittrice di successo che si diverte a tormentare Angus McMurray, socio del fratello Aidan alla distilleria di Inverness. Giulia è una fotografa col pallino della Scozia che durante un pranzo molto fortunato incontra Aidan McKenzie, fratello di Emma e che verrà coinvolta in un week-end mozzafiato. Hanna Mitchell è la veterinaria di Inverness, durante una tempesta sarà costretta a bussare alla porta di niente meno che Duncan McLean, il pompiere più sexy delle Highlands. Seguite le tre ragazze in un romanzo a voci intrecciate, tra viaggi inaspettati, amiche simpaticissime, una battuta di pesca esilarante e una trovata geniale, alla ricerca del loro personale…Man in kilt!
Man in kilt: uno scozzese tutto mio è un romanzo breve in cui si intrecciano le storie di tre coppie di protagonisti. Il linguaggio è semplice e molto colloquiale: da subito si entra nella testa delle tre protagoniste in un balletto di punti di vista alternati che aprono scorci sui pensieri e le vicissitudini di Emma, Giulia e Hanna.
C’è una spiccata componente ironica che traspare dai dialoghi e dalle situazioni. Il romanzo è svolto in prima persona, con le protagoniste che si rivolgono direttamente al lettore esternando di volta in volta pensieri e desideri.
«Che faccia ragazzi…» Sono un tantino sconvolta dal riflesso che mi rimanda lo specchio. Premo le mani ai lati del volto e strabuzzo gli occhi «… Emma, lo zombie è tra noi!» Tutti dicono che io sia bellissima e la faccenda mi perseguita dall’asilo: «Oooooh, ma sei la bambina più bella del mondo!» Passando dal liceo «Che schianto, ragazza!» E finendo all’università «Ecco miss facoltà!» Peccato che io mi veda come una ragazza normale e che tutte queste attenzioni finiscano per infastidirmi, facendomi passare per una fredda bellona, inarrivabile e intoccabile quando io in effetti mi farei toccare, eccome!
Le storie filano veloci, pensieri ed emozioni anche. Non si ha quasi mai il tempo di lasciarle decantare, abbastanza da empatizzare fino in fondo con le protagoniste. All’interno del romanzo troviamo tutti i cliché del genere: quelle situazioni un po’ irreali e un po’ da favola, tipiche del romance e che in genere apprezzo, quando svolte in maniera accattivante. I capitoli ci offrono il racconto dei momenti vissuti dalle protagoniste coi loro adoni scozzesi, mancando però di introspezione. Sarebbe bastato qualcosa in più per dare un minimo di spessore ai protagonisti, senza per questo perdere il giusto spirito.
…Per una volta sono a corto di parole.
Lui pare accorgersene, mi sfiora il viso con una carezza:
«Non pensavo proprio potesse succedere… Neach-gaoil…”
È? Cosa ha detto?
«Non capisco cosa significa…» Azzardo ma lui è più vicino, tanto vicino che il mio cervello va in tilt completo e il mio cuore zoppica da tanto corre. Mi bacia e all’inizio è solo un contatto leggero, di labbra che si sfiorano per conoscersi, ma subito la chimica prende il sopravvento e l’attrazione innegabile che ho subito provato per lui esce dagli argini.
I momenti romantici si alternano a quelli più ironici e i dialoghi frizzanti contribuiscono a rendere la lettura piacevole seppure si senta, a mio avviso, la mancanza di un intreccio vero e proprio. Sicuramente la scelta di affrontare tre storie diverse, annodandole tra loro, senza approfondirne nessuna, toglie un po’ di soddisfazione alla lettura.
Si avvicina e mi bacia con passione. Come se fosse sul serio una cosa che desiderasse da tempo. Mi stringe a se con le mani affondate nei miei riccioli e io mi lascio andare come una ragazzina al suo primo amore. Ricambio il bacio con altrettanta foga perché, intendiamoci, quando mi ricapita?
Mi sembra quasi di vedere tutte le mie sinapsi che esultano e si alzano in una ola per me.
Ci sono alcune ingenuità di fondo nelle interazioni tra i personaggi, per esempio tra Giulia e Aidan ( lei italiana e lui scozzese) che si conoscono appena e dovrebbero avere modi di esprimersi molto diversi, seppur parlando la stessa lingua. Oppure Emma, scozzese tanto quanto Angus, che lo chiama “scozzese” come se fosse un qualcosa di esotico.
Lui si sofferma sul suo quadro, noterà la somiglianza? Mi guarda interrogativo e io mi stringo nelle spalle.
«Che c’è? Sei belloccio scozzese…»
Il vero scoglio su cui mi sono incagliata però è stata la scarsa cura per il testo. So bene che gli odiosi refusi possono sfuggire anche alla rilettura più attenta. In questo caso purtroppo, non ci troviamo di fronte a qualche disattenzione ma a veri e propri errori. Quando si tratta di pubblicare un libro è importante, oltre alla sostanza, (che può piacere o meno e su cui si possono avanzare pareri personali), avere cura della forma.
Man in kilt: uno scozzese tutto mio offre sicuramente degli spunti interessanti, con protagoniste accattivanti e autoironiche e un bel trio di scozzesoni da urlo che ci piacciono tanto. Tuttavia, non è stata una lettura pienamente godibile. Le vicende amorose si svolgono e si chiudono precipitosamente, lasciando una sensazione di incompletezza seppur giungendo tutte e tre alla sperata conclusione. Come se il romanzo fosse poco più di una serie di aneddoti, in cui ci vengono forniti alcuni dettagli, ma non una vera e propria storia in cui immergerci.
Lo stile, se più curato nella forma, risulterebbe vivace e apprezzabilissimo ma troppi scivoloni ne hanno offuscato, a mio parere, le potenzialità.
Mi sono piaciute le trovate divertenti, lo spirito ironico delle protagoniste e anche le loro controparti maschili, inevitabilmente da sogno ad occhi aperti.
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