Niente può fermarla
Perché scrivere è la sua missione
E solo i libri possono indicarle la strada
Per Vani Sarca fare la ghostwriter è il lavoro ideale. Non solo perché le permette di restarsene chiusa in casa a scrivere, in compagnia dei suoi libri e lontano dal resto dell’umanità, per la quale non prova grande simpatia. Ma soprattutto perché così può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone, di anticipare i loro pensieri, di ricreare il loro stile di scrittura. Una capacità intuitiva innata che fa molto comodo all’editore per cui Vani lavora. Lui sa che solo la sua ghostwriter d’eccezione è in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori di thriller del mondo: perché Vani adora i padri del genere giallo, da Agatha Christie a Ian Fleming passando per Dashiell Hammett, e nessuno meglio di lei sa scrivere di misteri. Persino un commissario di polizia si è accorto delle sue doti e ha chiesto la sua collaborazione. E non uno qualsiasi, bensì Romeo Berganza, la copia vivente di Philip Marlowe: fascino da vendere, impermeabile beige e sigaretta sempre in bocca. Sono mesi ormai che Vani e Berganza investigano a braccetto. Ma tra un’indagine e l’altra qualcosa di più profondo sembra unirli: altrimenti Vani non saprebbe come spiegare i crampi allo stomaco che sente ogni volta che sono insieme. Eppure la vita di una ghostwriter non ha nulla a che fare con un romanzo rosa, l’happy ending va conquistato, agognato, sospirato. E il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è molto più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex fidanzato. Superare l’astio che prova per lui e decidere di aiutarlo è difficile, ma Vani sta per scoprire che la mente umana ha abissi oscuri e che il caso può tessere trame più intricate del più fantasioso degli scrittori.
Ed eccola di nuovo, Vani Sarca, ghostwriter infallibile, spirito indomito, bibliofila eccessiva, svelatrice di enigmi, irriducibilmente sarcastica e… innamorata (crampo)!
L’avevamo lasciata in “Non ditelo allo scrittore” con un invito a cena, un arrosto, una profezia cupa, la risoluzione di un mistero sulla tromba delle scale, e la ritroviamo a cena con il Commissario, tenuta insieme dal suo sguardo e dalla musica di Tom Waits.
Ma il fato non permette ai due una serata tranquilla e il passato, nei panni di Riccardo Randi, scrittore di successo e inopportuno ex fidanzato mai rassegnato all’”ex”, chiama. È minacciato di morte e ha bisogno d’aiuto.
E così parte la sarabanda, divertente e assolutamente godibile, fatta di citazioni, intuizioni, richiami e dettagli; così divertente da far quasi dimenticare il giallo e la sua soluzione.
I comprimari sono descritti magnificamente: Berganza, il Commissario, che
-… ha un modo di baciare da film in bianco e nero, che sembra diretto da George Cukor: inclinandomi un po’ all’indietro e sostenendomi la schiena, come se potessi abbandonarmi completamente e non preoccuparmi nemmeno di dover restare in piedi da sola.-,
e che
– Per un bizzarro scherzo di un fato gerontòfobo si ritrova a dirigere una squadra che somiglia più che altro a un doposcuola -.
Poi c’è Riccardo, affascinante narciso, Morgana, una piccola Vani geniale, Enrico, l’editore, un autore americano-brianzolo con un toupet alla Trump e tutti quelli che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti romanzi.
Ma sopra ogni cosa c’è lei, debordante e innamorata (crampo) che corre dietro alle sue paure:
– Gli innamorati hanno bisogno di stare da soli per guardarsi come stiamo facendo io e il commissario e potersi concedere di essere ridicoli senza che nessuno gli rompa i coglioni. Perché è già difficile essere innamorati, cazzo. Sentirsi così vulnerabili per il fatto di tenere così tanto a qualcosa e a qualcuno.
Già è difficile essere felici, accettare che stia succedendo proprio a te e lottare ogni istante contro quel grumo di neuroni che cerca di convincerti che l’essere umano non è fatto per sopportare troppa felicità e che non può trattarsi che di una condizione temporanea o illusoria.
Ma doverti pure preoccupare di apparire una patetica deficiente perché non riesci a scollare lo sguardo dal tuo uomo in maglietta che ti prepara la colazione come fosse la missione della sua vita, quello proprio no. Eccheccazzo. –
La soluzione è lì, a portata di mano, non è neanche un gran mistero, l’esondazione delle pochezze umane, ma mai fino ad ora Vani si è messa così a nudo, mai la scrittura è stata così ironica e leggera, e questo mi fa dire che, storcano il naso i puristi del giallo, questo volume è il mio preferito.
Perché più che la trama gialla, quel che conta è l’intelligenza e la sagacia di questa stramba eroina contemporanea, anzi, a dirla come Vani:
– Cazzo se sono pericolosi, gli imbecilli. Sono i più pericolosi del mondo. –
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