Andrew Thomas Carmody è un giovane medico dall’avvenire luminoso. Futuro primario di neonatologia, è considerato una leggenda vivente all’interno del Presbyterian, l’ospedale in cui lavora. È un uomo dall’aspetto affascinante: alto, atletico, con un viso dai lineamenti virili e dai colori delicati, una vera calamita per gli occhi di ogni donna e al contempo una chimera per chiunque lo corteggi. Andrew è, infatti, felicemente sposato con il suo primo amore, Alexandra, ideale di grazia e bellezza femminile. La loro è una storia d’amore da favola, fino a quando il corpo scandaloso e l’esplosiva audacia della giovane Evalyn non si insinuano in quel quadro perfetto mandandolo in pezzi. Sensualità e scene di realismo straordinario, sentimenti e sensazioni accompagneranno il lettore in una dimensione nuova. Lasciarsi andare e godere di ogni singolo istante passato in compagnia dei protagonisti di questa storia incendiaria sarà l’unica via possibile.
“Io ho paura. Io non so cosa mi stia succedendo. Io non capisco il tuo sguardo, il tuo timore. Mi sembri diverso. Freddo. Distante. Perso. Diverso. Parla con me. Aiutami. Stringimi più forte. Baciami. Riportami a casa”.
“È solo colpa tua” inizia con una rapida trasformazione di un buon marito in un marito fedifrago.
Il primo terzo del libro, qui intitolato “Perdizione”, molte lettrici lo conoscono già come Betrayal che Robin C ha pubblicato come selfpublishing.
In questa prima parte, Andrew, medico stimato e marito della fin troppo perfetta Alexandra, si lascia trascinare dalla lussuria e dal proibito e inizia una relazione fatta solo di sesso con l’infermiera Evalyn, giovane, disinibita e pronta a tutto. La sua caduta è repentina e altrettanto dura e rapida è la scrittura di questi primi capitoli.
Seguiamo un Andrew pronto a distruggere il suo matrimonio con Alexandra per il fugace piacere di una notte, senza quasi ripensamenti, senza riflessione.
“Pensava che si sarebbe sentito strano, angosciato e con la voglia di fuggire, una volta che avesse superato l’invisibile linea tra fedeltà e tradimento. Ma non fu così. Si sentiva leggero. Si sentiva forte. Si sentiva potente. Era stato solo sesso. Del magnifico, impulsivo, sesso.”
Qui la narrazione risulta a mio parere un po’ troppo asciutta, troppo raccontata, e – forse volontariamente – non dà spazio alla psicologia del protagonista come mi sarei aspettata.
“Era arrivato a tradire la moglie spinto da un desiderio irresistibile e dal risentimento per una giovinezza che si era negato. Aveva ceduto alla sua giovane corteggiatrice desiderandone le mani, gli occhi, i baci. Non il cuore. Mai il cuore. Il cuore lo avrebbe legato, il cuore lo avrebbe impegnato e imprigionato, mentre lui voleva solo possedere. Voleva dominare. Voleva scopare. Voleva sentirsi libero.”
Da lì, giunto apparentemente sul fondo, la narrazione rallenta ma si fa al contempo più intensa.
Avvenimenti del tutto imprevedibili (veri e propri pugni nello stomaco) mettono in discussione di nuovo le scelte di Andrew, combattuto tra emozioni contrastanti. Ma non solo Andrew soffre: anche il lettore, che arriva facilmente a pensare che Miss Robin C sia perfida e crudele…
Catturata l’attenzione con un paio di colpi di scena da doccia gelata, il libro si trasforma in una storia appassionante e coinvolgente nella quale nulla è mai sicuro (ricordate la considerazione sull’autrice? Chi si fiderebbe?). Quando uno spiraglio di luce si presenta, ecco di nuovo le nuvole nere a oscurare il cielo, fino all’ultima pagina, ultima riga sofferta parola per parola.
Con uno stile privo di fronzoli Robin C ci presenta il percorso di Andrew, fatto di scelte giuste e sbagliate, di grandi meriti e altrettanto grandi torti.
Andrew è, da un lato, medico coscienzioso e sensibile, attento ai suoi piccoli pazienti e, dall’altra parte, uomo dagli impulsi sessuali spesso incontrollati e instaura relazioni che ben poco hanno di romantico. Non è un uomo malvagio o crudele, ma solo troppo egoista e centrato su se stesso.
Era per vivere momenti come quello che Andrew aveva dedicato la sua vita alla medicina: per vedere lo sguardo di una madre a cui era stato restituito il mondo, per il sorriso sdentato di un bimbo di sette anni, per vederlo crescere e diventare un uomo forte. Malgrado non avesse figli, sentiva quei bambini tutti un po’ suoi; ogni successo era per lui una gioia indicibile, ogni insuccesso una tragedia devastante. Era grazie al suo lavoro che alla fine sapeva di essere un uomo decente, malgrado tutte le sue imperfezioni, malgrado il male che aveva fatto, malgrado il suo lato più sporco.
L’algida Alexandra, moglie perfetta e affettuosa, rivela più di un lato inaspettato, ponendosi non solo come vittima. Cresce nel corso del romanzo, con un’evoluzione importante, ben narrata e credibile, fatta di dubbi e incertezze, forza e debolezza e profonda umanità.
Il romanzo è una montagna russa di emozioni: dalle torride scene erotiche, alle tenerissime situazioni di Andrew con i bambini suoi pazienti, ai silenzi di due persone che dovrebbero solo parlare, risvegliando nel lettore alternativamente rabbia nei confronti dei protagonisti, dolore ma anche complicità.
È un libro che fa arrabbiare, soffrire ed eccitare, che può trovarci in accordo o disaccordo con le scelte di Alexandra e Andrew, ma che difficilmente lascerà indifferenti.
Unici appunti, lievi ombre in un romanzo di notevole potenza, sono i già accennati momenti trattatati affrettatamente e i cambi di punto di vista tra i protagonisti che ogni tanto possono spiazzare il lettore più esigente. Nel complesso comunque una storia trascinante, originale, adatta a un pubblico che più che il romanticismo cerca emozioni che costringono a proseguire, la preoccupazione, il dolore. Quel tipo di romanzo che ogni tanto ti costringe a fermati per prendere fiato.
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