Acquistabile QUI
Genere Horror Distopico Grottesco
Prezzo ebook: € 5,99
Prezzo cartaceo: € 12,32
In una Milano popolata da personaggi grotteschi incontriamo l’irritabile, disperata, riccioluta Sofia, perennemente in lotta nel tentativo di arrivare a fine giornata facendosi meno male possibile tra vicini di casa alcolizzati, incendi dolosi, tradimenti, affascinanti nanerottoli, gelataie tossicomani, gruppi terroristici, gatti assatanati, spacciatori adolescenti, bambini cinesi depressi, tanta tanta pioggia e zombi. Alla fine non resterà che tentare la fuga.
La grande vasca, illuminata dalla luce che scendeva obliqua dalle vetrate del soffitto, riempiva l’aria di un’atmosfera azzurrognola creando vivi giochi di luce tra le pareti ricoperte da brillanti piastrelle mosaicate. A quell’ora del giorno, con quella luce, la piscina assumeva le sembianze di una luminosa grotta marina, sensazione accresciuta dal fatto che, generalmente, nelle ore di quei pomeriggi invernali poteva tranquillamente nuotare sola nelle acque di quella dimenticata piccola piscina di periferia. Era stanca morta, mentalmente stanca, ma sapeva che farsi una decina di vasche in stile l’avrebbe aiutata a rilassarsi e a non pensare più a quella mattinata cominciata non proprio nel modo migliore. C’era anche, nel farsi quella nuotata, la piacevole aggiunta di sentirsi finalmente pulita, libera dall’odore tremendo che sembrava insinuarsi tra i suoi capelli e nella sua pelle. Scivolare lentamente nell’acqua era una delle poche cose che la facesse sentire meno lercia. Seduta sul bordo della piscina, tra i riflessi azzurri della luce sulle pareti, muoveva i piedi creando vortici e bollicine nell’acqua un po’ troppo fredda, immergendosi poco alla volta, le gambe che si coprivano di pelle d’oca. Si era quasi immersa fino alla pancia quando sentì il tonfo provenire dalla corsia accanto alla sua, poco al di sopra della sua testa. Vide immediatamente cosa aveva provocato il rumore e i brividi le risalirono fin sopra alla nuca. Accanto a lei, nell’acqua, il braccio galleggiava, lacerato all’altezza del gomito, la pelle piagata e biancastra che cominciava immediatamente a gonfiarsi e a suppurare lasciandosi dietro piccoli galleggianti brandelli di carne morta dalla ferita slabbrata. «Merda che schifo!» esclamò. Ci mise meno di un secondo per risollevarsi oltre il muretto della vasca e uscire dall’acqua. In piedi, sopra di lei, uno di loro la fissava con aria stolida. «Che schifo! Cosa ci fai tu qui? Non dovresti esserci!» Lui, alto e secco, con un’assurda divisa da ausiliario del traffico, continuava a fissarla con gli occhi grigi e vacui e la bocca semiaperta. «Mi hai sentita schifoso? E cosa hai da guardare?» Non ottenne nessuna risposta, d’altronde loro non rispondevano mai e gli occhi che la fissavano non davano alcun segno di aver capito, evidentemente non era tra i più furbi.
Commenti
Nessun commento ancora.