♦ Triskell Edizioni.
Durante un torneo di golf in Virginia, il giovane Reginald Weston conosce Russell Lee, campione inglese ed ex numero uno del mondo. Tra i due nasce una bella amicizia e l’uomo prende il ragazzo sotto la propria ala, insegnandogli i trucchi del mestiere.
Reginald ben presto si innamora di Russell, ufficialmente eterosessuale, pensando che sia ovviamente un sentimento a senso unico. Ma in realtà l’inglese è gay ed ha trascorso gran parte della sua vita soffocando il suo vero io, per non deludere la severa madre.
Per prima cosa lasciatemi dire quanto mi fa piacere recensire un libro come questo, innanzitutto perché è veramente una bella storia e poi perché è di un’autrice italiana. Ho già avuto modo di conoscere Cristina Bruni attraverso i suoi libri ed ho assistito ad una vera e propria crescita, a partire da “La tigre e il professore”, passando per “Text me”, fino ad arrivare a “Sette giorni” e penso di poter affermare che Cristina non ha nulla da invidiare alle autrici ed agli autori d’oltralpe e d’oltreoceano.
Ciò detto veniamo a noi…sette giorni è il tempo che impiegano i nostri protagonisti per venire a patti con i loro sentimenti, in particolare uno di loro, Russell Lee, è lui quello che ha maggiori difficoltà, vuoi per una storia del passato che lo ha segnato nel profondo, vuoi per colpa della madre che incombe con la sua ombra soffocante.
La storia è ambientata sui campi da golf, durante un importante torneo. Russell, inglese, figlio d’arte (anche suo padre è stato un famoso campione) è un bel golfista trentenne ed è , da sempre, l’idolo di Reginald, americano, ventunenne affascinante, timido, dolce e gay dichiarato, anche lui giocatore di golf, che ha dedicato la sua vita a questo sport, supportato anche dai suoi genitori,non certo abbienti, che hanno fatto numerosi sacrifici pur di permettergli di gareggiare.
Certo il loro primo incontro non si presenta sotto i migliori auspici:
Reginald deglutì più forte. Insomma, l’uomo che stimava di più al mondo non solo era lì a meno di dieci centimetri da lui, ma gli aveva rivolto la parola e, cosa più importante fuori dallo schermo del televisore era incredibilmente sexy. “Io … Sa, sono un suo grande ammiratore” farfugliò, sprofondando nel più totale imbarazzo […] “Ma davvero?” commentò Lee[…] E poi il giovane americano disse la cosa più stupida che avrebbe mai potuto dire (o forse la seconda, visto il suo esordio): ” Sa, anche io gioco a golf” […] “Sai , ragazzo” riprese Lee[…] “Ci si sente in diritto di accomunarsi agli altri, oggigiorno. Ma non è così, non siamo tutti uguali” L’uomo aveva parlato con pacatezza, eppure il tono della voce era risuonato più pungente di uno stiletto, più letale di una lama ben affilata[…] Ma il peggio doveva ancora arrivare. “Guarda, Russ, il ragazzino è gay! Magari sta solo cercando di sedurti!”
Le cose però cambiano nel giro di poco tempo:
” Guardami Reggie. Ho trentun’anni, dovrei essere maturo. Dovrei essere adulto, eppure…Sono arrivato a questo punto della vita per rendermi conto che ho fallito. Che ho sbagliato tutto. Sono solo, senza amore.” La voce di Russell si spense in un rantolo disperato, gli occhi di nuovo lontani. “Non è vero” bisbigliò. Ciò che Reggie aveva appena detto riuscì a riscuotere Lee dal suo sconsolato torpore. ” Come?” Stai Zitto! ” Non è vero che sei senza amore…” Taci stupido non rovinare tutto con quelle stupide tre parole! “Hai me. Io ti amo.”
Quella che doveva essere una semplice amicizia per Reginald si trasforma in qualcosa di molto profondo che Russell non riesce ad accettare:
Si sentiva incapace di reagire in alcun modo: era un impotente spettatore che vedeva la cosa più bella della sua vita frantumarsi davanti agli occhi, sotto il potente e malefico effetto delle sue stesse parole. Ti prego non mandarmi via… “Io ..per favore, non…” provò a dire, ma Russell uccise sul nascere ogni tentativo di lotta. “Sparisci!” Tuonò…
Nonostante il dolore Reggie vince il torneo e si trova così catapultato in un mondo d’elite, che prima lo ignorava ed ora lo osanna. Certo non finisce qui, ma non voglio andare oltre per non togliervi il piacere della lettura. Mi sono piaciuti moltissimo i due protagonisti, la loro caratterizzazione, ho provato lo stesso dolore di Reggie ed il senso di soffocamento e di impotenza di Russell.
Un altro personaggio mi ha colpito molto, Carlos, il caddie di Reginald, non un semplice allenatore e consigliere sportivo, ma un vero e proprio amico, che lo accoglie, lo guida, non giudica ed è pronto a tutto pur di sostenerlo ed incoraggiarlo, in alcuni momenti sembrano una sorta di Don Chisciotte e Sancio Panza pronti a combattere contro i mulini a vento:
Rimasti soli, Carlos e Reginald si guardarono nuovamente negli occhi, con la medesima risolutezza che avrebbero avuto due cavalieri prima di scendere a combattere sul campo, in sella ai propri destrieri.
A voi giudicare se hanno combattuto bene!
Recensione a cura di
QC:
Ho visto questa bellissima recensione solo ora, perdono!
Grazie di cuore per aver amato i miei golf boys <3