Mai sottovalutare un acquazzone di primavera.
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Quando Rey Morales, studente all’università di La Salle, Philadelphia, esce a festeggiare l’ultima vittoria della squadra di baseball, può solo aspettarsi una serata rilassante insieme ai compagni e tifosi, piena di musica e birra. Ma la pioggia continua a cadere incessante, e Julien, l’uomo più affascinante di tutto il locale, si offre di accompagnarlo sino al campus.
Che c’è di male ad accettare quel passaggio?
Al suo risveglio, Rey si ritrova senza vie di fuga e senza difese.
Un uccellino chiuso in gabbia,
con un padrone esigente che vuole prendersi cura di lui.
209 notti che valgono una vita.
Quando Matthew Forsyth, ambizioso sostituto procuratore della città, si vede assegnato il caso Morales, può solo pensare che sia iniziato uno dei periodi più fortunati della propria carriera. Niente di meglio che un processo facile e sensazionale, per garantirsi promozioni e successo.
Che c’è di male ad accettare quell’incarico?
Peccato che non sia così facile capire chi, tra la vittima e l’imputato, sia l’individuo più pericoloso in aula.
209 notti su cui manca una verità certa.
Due presunti colpevoli.
Un processo che nessuno vuole vincere davvero.
Una gabbia invisibile che imprigiona ancora.
E un’unica domanda: chi tiene davvero la chiave?
DISCLAIMER: questo non è un romanzo d’amore. Contiene scene esplicite e taluni episodi di violenza che sono necessari per il contesto, ma che potrebbero risultare fastidiosi per lettori particolarmente sensibili. Lettura +18
Un titolo intrigante, una trama interessante e un’autrice che adoro: con queste premesse non potevo che immergermi immediatamente nella lettura di questo appassionante libro.
L’autrice ci informa sin da subito che non stiamo per leggere un romanzo d’amore ma questo avviso non ha fatto che incuriosirmi ancora di più e fin dalla prima pagina mi sono resa conto che mi aspettava una lunga notte in bianco.
La mia supposizione si è rivelata esatta: infatti, una volta immersa nella lettura della spaventosa prigionia di Rey, non sono riuscita a chiudere il kindle e a mettermi a dormire senza sapere cosa sarebbe successo a quel povero ragazzo rapito e segregato come un animale.
Rey aveva previsto e vissuto più volte quel momento. Si era già figurato nell’atto di scaraventarsi addosso e di aggredire sia fisicamente che a parole quel bastardo, con la sua Audi di merda e le sue finte maniere educate. Invece la serena pacatezza con cui quell’uomo era entrato e si era messo a osservarlo, come fosse la più normale delle occupazioni, lo stava facendo esitare. Sembrava quasi che fosse lui quello fuori posto, il disadattato, la bestiola che era stata rinchiusa là dentro per un buon motivo.
Rey Morales è il classico bravo ragazzo, il suo obiettivo primario è laurearsi e per farlo gioca a baseball con la squadra della sua università riuscendo in questo modo a usufruire di una borsa di studio per meriti sportivi che gli permette di pagare la retta e di mantenersi mentre frequenta l’università lontano da casa.
Durante una serata fredda e piovosa esce con i compagni di squadra per festeggiare una vittoria e si imbatte in Julien, un uomo ricco, attraente, gentile ed educato. Chiacchierano piacevolmente per tutta la sera, e sembra non esserci nessun motivo per cui Rey non dovrebbe fidarsi di lui.
Julien sembra un tipo a posto, piove, fa freddo e Rey accetta il passaggio che l’uomo gli offre ritrovandosi, senza neanche accorgersene, in un incubo. Un incubo lungo 209 giorni, sette lunghi mesi di prigionia.
Rey scosse il capo in un gesto d’impotenza, lasciandosi afflosciare sul materasso, il copriletto già fradicio del suo sudore. Non aveva altra scelta che assecondare il bastardo, anche se si sentiva sbriciolare dentro, anche se non riusciva ad accettare l’ingiustizia di trovarsi in una situazione senza senso, in un incubo che si faceva sempre più denso e dalla cui oscurità non riusciva a riemergere.
Julien abusa di lui in ogni modo possibile, sia fisicamente che psicologicamente, trasformandolo nel suo schiavo, o come preferisce definirlo l’uomo, nel suo uccellino.
Il realismo di questo libro è sconvolgente, chiunque di noi potrebbe ritrovarsi vittima di un mostro del genere, la sua pazzia e la sua ricchezza gli danno un potere sconfinato sulla vita di un povero ragazzo solo, incompreso e lontano da casa.
«Questo l’avevo lasciato qui soltanto per il vomito. E invece tu hai frainteso. Ti ho costretto a fare i bisogni come un cane.» Si volse a fissarlo pieno di comprensione. «Ma io non voglio cani. No, no. Non sono portato per le bestie con quattro zampe. Schiamazzano, sporcano, necessitano di compagnia continua. Io preferisco i volatili. Gli uccellini. Creature delicate che possono vivere in poco spazio, e sanno dare il giusto valore ai momenti di attenzione che rivolge loro il padrone.»
Contemporaneamente ai momenti salienti della prigionia di Rey ci viene raccontato anche il processo e conosciamo Matthew Forsyth, il sostituto procuratore che si occupa del caso. Un uomo ambizioso, ma anche integro e onesto a cui tutta quella fretta di chiudere il caso sembra fin troppo sospetta.
Adesso che si era tolto la curiosità di vedere il ragazzo, poteva andarsene e rimettersi alle istruzioni di Groves. Quel fascicolo doveva essere la sua promozione. Una faccenda rapida e indolore. Alzati e vieni via. L’imputato sta mentendo, è un povero matto o uno che vuole ancora spillare soldi. Torna in ufficio e prepara la dannata transazione con la difesa. In fondo cosa poteva importargli di un ragazzo sciroccato e dagli occhi tristi e pieni di collera, tra migliaia di detenuti chiusi tra quelle mura grigie? Torna in ufficio… Tuttavia, gli sembrava d’essere inchiodato alla sedia di plastica. Si sentiva molto più che sorpreso, e anche molto più che confuso, con una brutta sensazione che gli stava crescendo dentro, allertandolo.
I personaggi sono caratterizzati magistralmente. Ho amato Rey, ho pianto e mi sono disperata con lui e per lui, soffrendo per ogni abuso subito e per l’immensa solitudine che è costretto a vivere. Solitudine che in alcuni momenti lo porta addirittura ad avvicinarsi al suo aguzzino, l’unico essere umano con cui ha un contatto per mesi. Ma, soprattutto, ho odiato Julien, un personaggio malato e malvagio, convinto che la sua ricchezza e il suo potere gli consentano di appropriarsi della vita di un ragazzo qualsiasi e di rinchiuderlo in una gabbia dorata trasformandolo nel suo animaletto da compagnia. Infine ho ammirato Matthew che non sceglie la via più semplice e rischia la sua carriera per scoprire la verità. Ho sperato fino alla fine che non si arrendesse e che credesse in Rey, nonostante tutto sembrasse contro di lui.
“Gabbia per uccellini” è un romanzo duro, realistico e ricco di colpi di scena che vi lasceranno con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Se amate il genere non potete assolutamente perdervelo.
Sconcertante, sconvolgente, pazzesco, assurdo, malato e sono solo una parte degli aggettivi di ciò che si prova e si pensa leggendo questo libro stupendo. Pensare di essere Rey fa nascere un senso unico di paura, rabbia e orrore, anche perché una cosa simile può accadere ed è accaduta neanche tanto tempo fa in diverse parti del mondo, quindi è ancora più sconvolgente.
I personaggi sono ben delineati, la paura e la rabbia unita poi all’angoscia e l’inevitabile “accondiscendenza” dovuta di Rey si percepiscono per tutto il libro, come la crudeltà travisata d’amore malato di Julien, che a causa della paura di rimanere solo ha commesso una serie di atti criminali assurdi e mostruosi – anche se credo lo abbia fatto perché si sentiva sicuro nella sua ricchezza e per la sua potente famiglia, quindi convinto di non essere punito se scoperto.
Il libro è scritto come una sorta di diario dei giorni di prigionia di Rey, alternati al presente, durante le varie fasi dell’istruttoria e del processo. Matt è il procuratore che si ritrova per le mani questo caso “semplice semplice”, come ha sentenziato il suo capo, e da chiudere velocemente con pochi mesi di condanna ma non in prigione, e già ciò mette in guardia Matt che qualcosa non quadra. Infatti, andando a parlare con Rey, scopre una verità nascosta e orribile, ed inizia a indagare, scoprendo così la cruda verità.
«Questa l’avevo lasciata qui soltanto per il vomito. E invece tu hai frainteso. Ti ho costretto a fare i bisogni come un cane.» Si volse a fissarlo pieno di comprensione. «Ma io non voglio cani. No, no. Non sono portato per le bestie con quattro zampe. Schiamazzano, sporcano, necessitano di compagnia continua. Io preferisco i volatili. Gli uccellini. Creature delicate che possono vivere in poco spazio, e sanno dare il giusto valore ai momenti di attenzione che rivolge loro il padrone.»
Rey poté soltanto seguirlo con lo sguardo.[…] «Non sono un mostro insensibile, so cosa ti sto chiedendo. Diventare il mio uccellino richiede impegno e costanza, e molta volontà. Da parte di entrambi.» Poi si spostò verso la porta, stando attento a evitare i resti del vassoio. «Mi spiace che tu non abbia voluto gradire la cena. Adesso sei affamato, e la fame ti sta alterando e imbruttendo, per cui è inutile insistere con i miei buoni propositi.» Indicò il pavimento. «Vedi di pulire e di riordinare tutto per domani. Tornerò per illustrarti con calma le regole che ritengo essenziali per instaurare una convivenza più equilibrata. Scoprirai che si tratta di indicazioni molto ragionevoli. Vedi, in casa mia non amo eccessi né confusione, e pretendo che i miei ospiti mantengano un analogo livello di decoro.»
Rey avvertì le lacrime riempirgli gli angoli degli occhi. Si piegò in posizione fetale, con la faccia rivolta verso il muro, digrignando i denti per impedirsi di piangere davanti al bastardo. «Lasciami andare, cazzo, lasciami andare. Puoi drogarmi quanto vuoi, e trovare tutti i modi per rendermi inoffensivo, ma t’illudi se pensi che domani mi troverai qui, buono buono, ad ascoltarti. Anzi, puoi andare a farti fottere fin da adesso.»
Julien schioccò la lingua mentre chiudeva dietro di sé la porta. «A dire il vero, mi interessa l’esatto contrario, caro il mio Rey Morales. Ma sono sicuro che presto troveremo un compromesso.
Leggendo questo romanzo ho provato rabbia per ciò che è successo a Rey, rabbia perché si è fidato di un estraneo, rabbia perché un uomo non può essere peggio di una bestia e togliere la libertà a un altro uomo, rabbia perché Rey, nonostante vittima, rischiava la prigione solo perché “l’altro” è ricco e potente; se non avesse trovato Matt, che voleva un caso importante per emergere e che ha avuto la lungimiranza di indagare a fondo, si sarebbe chiuso in altro dolore per Rey.
Un libro adrenalinico, ben scritto, che tiene incollato il lettore alle pagine e parteggia per Rey. Consigliato per chi ama temi forti.
Per entrambe le recensioni:
Editing:
e
Grazie ragazze!!! Voi sapete che sono davvero in debito per la vostra lettura accurata!
Scriverlo mi è costato fatica, ma oggi mi avete ripagata. Grazie.
SM May