Bello e dannato, Nate Walker non ha mai evitato di seguire i suoi sogni, anche se questo ha significato intraprendere la strada più difficile e lasciare la ricchezza della sua famiglia e una donna di cui era innamorato, ma che in realtà puntava solo al suo denaro.
Diretto a New York, è convinto che niente possa impedirgli di aprire il suo ristorante a cinque stelle, finché un guasto all’auto lo costringe a fermarsi al White Caps Bed & Breakfast, o meglio nella cucina della sua proprietaria, Frankie Moorehouse, che gestisce la dimora di famiglia nonostante le notevoli difficoltà organizzative ed economiche. L’ultimo problema in ordine di tempo è stata la fuga del cuoco senza preavviso che l’ha lasciata in balia del caos più completo, almeno fino all’arrivo di Nate. Senza averlo cercato, lui si ritrova tra le mani un lavoro di cui non ha veramente bisogno. Resterà lì fino al Labor Day, questo è l’accordo che stipula con la coriacea Frankie. Ma col passare dei giorni il suo interesse si sposterà dalla cucina del bed and breakfast alla sua indipendente e risoluta proprietaria sebbene lui sappia già che con una come Frankie un’avventura con data di scadenza è da escludere.
“Il Ribelle” è l’ultima fatica, in termini di pubblicazione, della regina incontrastata dello Urban Fantasy, J.R. Ward. Questo però non è un fantasy, bensì fa parte dell’altra vita della Ward, il suo alter ego romantico che risponde al nome di Jessica Bird ed è il primo di una serie, una quadrilogia intitolata “The Moorehouse Legacy”.
Se con il suo nome l’autrice ci delizia con storie di vampiri e angeli, e presto anche con nuove saghe familiari, con il suo pseudonimo ci intrattiene con storie d’amore bellissime, contemporanee e sempre molto romantiche. La storia è semplice, ma nel suo caso non è mai sinonimo di banale.
Ritroviamo nella trama gli archetipi della narrazione più classica.
Innanzitutto la fanciulla nei guai, in una rivisitazione moderna, ovviamente. Frankie ha dovuto affrontare uno dei peggiori lutti che possa accadere a una giovane donna. Come diretta conseguenza le sono piombate addosso responsabilità più grandi di lei che, per dieci anni, hanno come cristallizzato la sua vita, portandola a rinunciare al college e alle relazioni sentimentali. Ora paga le conseguenze di scelte dettate dal cuore e dalle emozioni e si trova in una situazione disperata. Proprio quando il destino sembra accanirsi ulteriormente, nel bel mezzo di una serata disastrosa, arriva un uomo che potrebbe fare la differenza.
E qui si inserisce l’archetipo del cavaliere dalla lucente armatura, che però tanto perfetto non è.
«Quanti.» Frankie si rese conto che nessuno, nella stanza, si muoveva. Joy era paralizzata in un punto vicino alla porta che immetteva nella sala da pranzo. George si era fermato con il biscotto a mezz’aria, mentre lo stava mettendo in bocca. Stavano palesemente aspettando che lei esplodesse. Frankie guardò il pollo, poi di nuovo l’uomo che aveva preso un lungo coltello e lo teneva al di sopra della carcassa. Con quell’attrezzo in mano aveva un’aria assai professionale. «Lei un cuoco?»
«No, un fabbro.»
Mentre Frankie lo fissava, la sfida in quegli occhi profondi era chiara quanto il guaio in cui lei si trovava. Aveva una scelta. Affidarsi alla propria abilità, che aveva già avuto come risultato l’incenerimento di una notevole quantità di proteine. O giocare d’azzardo scommettendo su quello sconosciuto e il suo luccicante set di coltelli. «Sedici persone al massimo» rispose, sbrigativa.
«Okay, ecco di che cosa avrò bisogno.»
Nate è un uomo che ha sofferto, ma che è sempre rimasto fedele ai suoi principi e sogni, lottando con le unghie e con i denti per quello in cui credeva. Per raggiungere il suo scopo ha anche rinunciato a una vita privilegiata, una gabbia dorata dalla quale è fuggito senza rimpianti. Le sue cicatrici sono profonde e lo portano a diffidare dei coinvolgimenti emotivi e di tutto ciò che gli ricorda quello che, per un attimo, ha assaporato, ma che gli è stato strappato via con indifferenza ed egoismo.
Quando queste due solitudini si incontrano ha inizio una storia delicata e ironica, lo scontro di due caratteri forti, entrambi restii a concedere spazi di potere.
Nate inarcò un sopracciglio, aspettando una risposta. Lei si strinse nelle spalle .«Abbiamo solo lucciole e stelle cadenti, qui al White Caps, ma in paese c’è un bar. Non so perché, però, immagino che preferiresti qualcosa di più eccitante di quello che si può trovare allo Stop, Drop and Roll.» «È il nome del bar?» «Il padrone è un pompiere volontario.»Lui sorrise. «Be’, penso che quello che avete qui andrà benissimo.» Lei gli scoccò un’occhiata scettica, rifiutandosi di leggere un doppio senso nelle sue parole. «Venendo da New York, sono sicura che vorrai qualcosa di più stimolante.»
«Dipende dalla compagnia. A volte la tranquillità è la cosa migliore.» Lo sguardo di Nate si spostò sulle labbra di Frankie e il suo sorriso sparì. «A volte due persone hanno bisogno solo della notte.» Un attimo dopo girò sui tacchi, lasciandola a fissarlo. Lei si portò le dita alle labbra e si chiese se si potesse essere baciati senza che ci fosse alcun reale contatto.
Se nella vita professionale sono up-and-down, con Frankie che ricopre il ruolo di capo, nella vita privata la loro relazione è connotata da molta tenerezza, nonostante il sarcasmo contenuto nelle loro interazioni.
Lei annuì e rimase sorpresa quando lui chiuse la porta. Si irrigidì, ma mantenne l’espressione il più possibile neutra. Si chiese se Nate stesse per dirle che se ne andava.
«Ti sono davvero grato per avermi dato un po’ di spazio.»
Lui si passò le dita tra i capelli.
Lei rise, rigida.
«Hai l’aria di chi sta per scusarsi per qualcosa.»
«È così.»
«Be’, per favore, non farlo.»
Non voleva proprio sentirgli dire come gli dispiaceva avere ottenuto ciò che aveva sperato.
Lui rimase in silenzio. Poi respirò a fondo.
«Okay. Ma voglio che tu sappia una cosa. Sto morendo dalla voglia di stare con te. Questa sera. Adesso. In questo momento.» Gli occhi di Nate si fissarono nei suoi, brucianti. «Saresti disposta a darmi una seconda occasione?»
Buon Dio, babbo Natale era un uomo grasso vestito di rosso? Certo che era disposta.
Siamo di fronte a un rapporto apparentemente impossibile: lui è indipendente e ribelle, lei ha sempre seguito le regole.; lui non ha radici, per lei i luoghi sono come persone; lui non vuole impegnarsi, lei coltiva la segreta speranza di costruire una famiglia.
«È già mattina?» La voce era insonnolita mentre si stropicciava gli occhi.
«Purtroppo.»
Avevano fatto l’amore altre due volte durante la notte e si erano addormentati solo un’ora prima, ma Nate si sentiva in grado di correre una maratona. Fece scorrere la mano lungo l’addome liscio di Frankie, poi sulla coscia. «Sai una cosa?»
«Che cosa?» Nate chiuse la bocca. Era sul punto di dire che si sarebbe davvero potuto abituare a svegliarsi accanto a lei, ma poi pensò al limite solo sesso di Frankie. Diavolo, al suo limite solo sesso. Mentre stringeva le labbra, pensò che, be’, quella era una novità. Di solito le donne volevano che parlasse con loro, e lui non aveva niente da dire. O niente che avrebbero voluto sentire, per essere più preciso. Ma, buon Dio, dopo quella notte aveva voglia di dare libero sfogo a un vero fiume di discorsi romantici. Frankie aveva dato una scossa al suo mondo, e non solo fisicamente. Lei rotolò su se stessa e lo guardò. Ragazzi, adorava il colore dei suoi occhi. «Che cosa?» ripeté Frankie.
«Devo andare.» Nate le scoccò un bacio sulla bocca e scese alla svelta dal letto. Si stava infilando i boxer quando notò il suo sorriso.«Hai un bellissimo corpo, sai» osservò lei.
Nate si fermò, lanciando un’occhiata alla sveglia. La colazione poteva aspettare ancora un po’.
Il finale non è così scontato come sembra, io non ero sicura su chi avrebbe fatto il fatidico passo e alla fine sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Anche i personaggi di contorno, sia pur sfumati, incuriosiscono. La sorella minore Joy, innamorata di qualcuno forse irraggiungibile, mi ha suscitato la tenerezza del primo amore; il fratello Alex, eterno bambino che non si è mai assunto le sue responsabilità, e che si trova di fronte a una nuova tragedia, mi ha fatto arrabbiare, ma sono sicura che ci riserverà delle sorprese; infine la nonna – oramai al tramonto della sua vita, con una mente sconvolta dalla demenza – che rappresenta la caducità dell’esistenza, ci ricorda che le occasioni vanno colte quando si presentano, e che se le lasciamo andare dobbiamo essere sicuri di non avere rimpianti.
Lo stile della Ward è sempre unico, che scriva libri di vampiri o che affronti tematiche romantiche. Ha la capacità di farti entrare nella storia, con una scrittura molto visiva, accompagnata da scelte stilistiche dirette che ti trascinano in un universo di emozioni. Questo libro è uno di quelli che lasci malvolentieri anche solo per pochi minuti.
L’ho amato molto, mi ha tenuto compagnia con garbo e dolcezza perché parlare di cose semplici può essere altrettanto avvincente, e ciò che conta è la capacità della scrittrice di trascinarti nel suo mondo.
Unico punto di debolezza: il finale. Mi è sembrato affrettato, forse avrebbe dovuto prendersi più tempo per farci meglio assaporare le contraddizioni dei personaggi, entrambi sempre sull’orlo di una decisione che a mio parere poteva essere più sofferta. Tuttavia, conoscendo la vena di sadismo dell’autrice, potrebbe essere una scelta pensata, una strategia, e forse la storia di Frankie e Nate ci riserverà ancora sorprese.
Tranne che lui le aveva già detto che non voleva matrimonio e famiglia, e un’unica conversazione ittiologica con un bambino di sette anni non avrebbe cambiato quel fatto. E diavolo, anche se lui avesse voluto chiederle di sposarlo – e non le aveva dato alcun motivo di credere che l’avrebbe mai fatto, con lei o con chiunque altra – c’era sempre il piccolo inconveniente che sarebbero stati separati da centinaia di chilometri. Frankie salì di sopra e andò a fare la doccia, pensando che doveva allontanare quei pensieri malinconici. La pressione dell’acqua era patetica. Appena sufficiente a sciacquarle la schiuma dai capelli, e lei si chiese se Alex fosse sceso dal letto. Forse adesso che la casa era silenziosa si era avventurato fuori dalla sua stanza e si stava lavando i capelli nel lavabo, o faceva una spugnatura. Quando andò in camera sua, Nate era a letto. Aveva un libro aperto in grembo, ma teneva la testa appoggiata ai guanciali, a occhi chiusi. Con gli zigomi ancora più marcati del solito sembrava esausto, e anche dimagrito. Aveva lavorato così duro in quella cucina caldissima e si erano dati piuttosto da fare durante le notti. Benché anche lei fosse stanca, dopo l’angoscia per Alex e le preoccupazioni per la sorte dell’albergo, almeno non aveva dovuto anche cucinare centinaia di piatti ogni sera.
Gli si avvicinò in punta di piedi, gli sfilò il libro dalle mani e spense la lampada. Mentre si metteva a letto accanto a lui, Nate mormorò qualcosa di incomprensibile, se l’attirò vicino e cominciò a russare sommessamente.
Frankie si era oramai abituata ai piccoli suoni che emetteva. Al modo in cui il suo corpo pesava sul materasso tanto che lei finiva sempre in un infossamento vicino a lui. Al suo tepore e al suo odore. Con un raggelante senso di timore immaginò di doversi abituare a dormire senza di lui.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
Ho amato molto questa storia! Mi piacerebbe sapere se faranno uscire anche gli altri della serie.
Per ora c’è solo Il giocatore secondo della serie