I segreti non sono fatti per durare a lungo. Quando resistono più del dovuto, s’insinuano nei rapporti a cui più teniamo fino a distruggerli.
Qual è il confine oltre il quale l’amore non riesce più a resistere sotto il peso delle bugie?
Lorenza e Davide sono ormai una coppia affermata, con i loro problemi e le
loro gioie, riscaldati dall’amore che provano l’uno per l’altra e dall’affetto
della piccola Giorgia. La loro quiete, però, viene interrotta quando a
Lorenza, assistente sociale, viene affidato un utente molto speciale: uno dei migliori amici di Davide. Lei si trova a doversi occupare di un Francesco malato, sull’orlo della disperazione. Tuttavia, l’uomo promette di iniziare un percorso di terapia a una condizione: Davide non deve sapere. E Lorenza ci prova, dividendosi tra la vita di casa e quella claustrofobica e nauseante al fianco dell’amico. Prova a essere leale con entrambi. Cerca di sopravvivere fino a che le bugie crollano e allora rischia di perdere tutto. Ma la felicità si guadagna solo combattendo.
Partiamo col dire che ho pianto, e tanto, e non mi commuovevo così per un libro da troppo tempo: Davide e Lorenza si sono portati via un pezzo del mio cuore, sul serio.
Li avevamo lasciati alla fine del secondo libro, felici, sereni, come possono esserlo, e con la piccola Giorgia e la carrozzina inserita a pieno titolo nella loro vita:
«I tuoi occhi sono dello stesso colore del mare. Sei troppo bella per stare con me.» È un raro momento di insicurezza.
«No, io non sto con te. Io sono un pezzo di te. Sono quella che sposta i fazzoletti a terra per non farti sporcare le ruote e le mani.»
Non ridiamo. Lui e la sua carrozzella sono il mio mondo. Gli bacio il palmo piagato dalla ruota. Il callo trasversale che ha creato un’unica linea piatta e in rilievo.
«Giuralo, Lorenza.»
«Cosa?»
«Giura che resterai con me.»
«A dicembre potrai chiamarmi moglie» gli dico e in questa parola racchiudo tutta l’emozione che sento.
In questo libro, però, entra prepotentemente in gioco la figura di Francesco, la cui storia, se ho ben capito, sarà al centro del prossimo volume della serie. Sarà, infatti, proprio un Francesco malato a mettere in difficoltà la relazione di Davide e Lorenza. Il suo chiedere aiuto a lei, imponendole di mantenere il segreto con il compagno che è uno dei suoi più cari amici, scatenerà una serie di eventi disastrosi. Credo che solo una buonissima penna, capace ma anche informata, possa descrivere così bene le difficoltà, le insicurezze e le fragilità di una persona che dalla vita aveva tutto, ma ora si ritrova con una disabilità limitante in grado di renderlo fragile.
Sì, perché se Davide Riva è bello, ricco e ha tutto sommato una vita che ama, deve fare i conti costantemente con un’insicurezza che non gli appartiene, ma deriva dalle sue gambe che non funzionano più e dal fatto di dipendere da delle ruote per muoversi.
E Lorenza, con tutti i suoi difetti, è sempre un po’ il capro espiatorio di lui. Solo una donna profondamente innamorata, e molto buona, può fare quello che ha fatto lei e restare, nonostante tutto, al fianco di un uomo così complicato. E solo un’autrice così brava può far fare alla sua protagonista tutto questo lavoro interiore senza farla scivolare mai nella pietà e nel senso di colpa. Mai, e dico mai, fra le pagine di questo libro, ma dovrei forse dire di tutti e tre i volumi pubblicati finora, ho respirato questa sensazione. Anzi, vorrei quasi dire che è lei quella che spesso farà i conti coi limiti di lui, e non intendo quelli fisici.
Davide è difficile, ma si intravede che lo era già prima dell’incidente che lo ha privato delle gambe, un’anima complicata che avrebbe dovuto comunque fare un lavoro su se stesso per avere un futuro realizzato anche dal punto di vista sentimentale. Solo che la vita lo ha costretto a dover lavorarci di più, in modi e tempi diversi da quelli che avrebbe immaginato.
C’è però in questo personaggio anche una quantità di bene e di lealtà che mi lascia interdetta. Il personaggio di Davide risulta credibile sempre, tutte le volte che avrei voluto prenderlo a sberle e tutte quelle in cui avrei davvero voluto abbracciarlo. La sua tenerezza è vera, il grande valore che dà all’amicizia è tangibile, e se l’amore per Lorenza lo respiri fra le pagine quello per la piccola Giorgia invece è innato, paterno.
Guidare fino a casa è un gesto automatico, per me. Rientro nell’appartamento cercando di fare meno rumore possibile. Però non posso annullare del tutto il sibilo che le ruote emettono sul pavimento pulito. Qualche cuscinetto del telaio cigola mentre comando le ruote. Domani li olierò per bene. La cucina è vuota e io mi avvicino alla porta della cameretta, che Lorenza lascia sempre un po’ socchiusa. Spingo l’anta con attenzione e sono dentro. Aggiro un pesetto che Giorgia ha lasciato a terra e sorrido. Deve aver fatto un po’ di ginnastica prima di dormire. Il punto luce che rischiara la camera mi permette di vederla sdraiata; abbraccia Giorgia, entrambe immerse nel sonno. Ed è in questo momento che mi sento più inutile che mai. Vivrebbero bene anche senza di me. Eppure ho una voglia matta di infilarmi in questo letto e far parte della loro intimità. Le abbraccerei entrambe perché io ho braccia lunghe. Tendo una mano per dire a Lorenza di farmi posto. Il mio palmo è sporco. Non imparerò mai a usare il corrimano. Ritiro il braccio e mi spingo indietro.
Sei tu a non piacermi, mi ha detto durante la litigata. Lì per lì, non mi ha fatto nessun effetto. Ero arrabbiato e mi importava solo di ferirla. È il gioco che mi riesce meglio: prendermela con lei mi scarica e mi distrugge allo stesso tempo.
Mi ritiro in camera, sono solo con i miei palmi macchiati, il callo duro di traverso sulla mano, la coscienza sporca e l’idea di essere uno stronzo.
Lorenza è innamorata. Punto. Ma è anche un personaggio che è cresciuto molto. In questo libro è una donna consapevole del proprio potenziale, che professionalmente si sta realizzando, che sa di avere il diritto di avere di più. Attenzione! Di più in termini di fiducia, sicurezze emotive e di riconoscimento del ruolo di compagna, senza soverchiare Davide, perché lui e la sua carrozzina sono la sua vita. Ma crederci, esserne consapevole è un compito che ancora una volta, e speriamo sia l’ultima, spetta a lui.
“Crisi significa crescita” e in questo libro tutti i protagonisti crescono davvero tanto.
Crescono Giorgia e la sua mamma biologica, che sembra finalmente iniziare a prendere consapevolezza di un ruolo che le dovrebbe competere; crescono Davide e Lorenza che avranno (lo avranno vero Emiliana?) il loro lieto fine e, forse, li vedremo finalmente sereni e innamorati; cresce esponenzialmente e si prepara la strada per quello che sarà il suo libro la figura di Francesco di cui al momento scopriamo, soprattutto, le fragilità, ma intravediamo chiaramente, sotto la superficie, l’uomo che dovrà diventare.
C’è un evidente salto di qualità nel libro. Anche gli altri erano buonissimi lavori, ma qui, è quasi tutto perfetto. Scrittura fluida, dialoghi intelligenti, utili e interessanti: un libro corretto. Quando il lavoro anche dietro a un testo è di qualità, risulta poi evidente leggendolo. Questo è il self che mi piace e sono profondamente convinta che la qualità ripaghi sempre.
Grazie Emiliana De Vico per aver scritto questa storia. Di un romanzo così ce n’era davvero bisogno.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
Grazie infinite a te per aver letto con così tanta attenzione e passione il mio romanzo. Posso dire che a breve ci sarà una novella con il lieto evento.
Grazie